venerdì 1 aprile 2016

IL DESERTO BLU di Peppe Murro

Non era come quello che aveva conosciuto, questo deserto era blu e non giallo; e non era fatto di sabbia che ti si infilava dappertutto: questo deserto che gli stava davanti era fatto d'acqua.
 Non ci si poteva correre ma era bello quando soffiava il vento e si muoveva increspandosi di schiuma. E poi c'era un profumo strano nel vento, nuovo e delirante, qualcosa che da dove lui veniva non aveva mai sentito: il vento del suo deserto era lieve, ma sferzava come una voce d'uomo, quel vento azzurro invece era leggero, profumato come una carezza di madre.
Lo guardava con un'ansia meravigliata e sottile, mentre la mano di suo padre lo spingeva in avanti e lo sollevava.
Che strano quel dondolio continuato... faceva persino dimenticare la calca delle persone che si affollavano intorno, in un vociare lamentoso e isterico, fatto di imprecazioni di preghiere di cantilene sommesse e ossessive.
Pian piano fu solo il vento e la terra che si allontanava, e il sapore aspro dell'acqua sulle labbra e la voglia di rannicchiarsi fra le braccia del padre.
Il buio urlò senza preavviso, il vento iniziò a colpire con urti d'acqua: non aveva più profumo né dolcezza. Sentì qualcuno pregare, si strinse al padre.
Poi più nulla.
Guardava ancora il suo deserto blu.
La sua foto a pancia in giù, le mani stranamente composte lungo i fianchi, il viso verso un mare nemico senza saperlo, fece il giro del web appena il tempo di commuoversi e di scandalizzarsi , e poi fu dimenticato.
(Altri che non hanno il suo nome, altri verranno a quel deserto azzurro dove nacque Venere)

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