“Impara l’arte e mettila da parte!”
A sentirle pronunciare da mio nonno, quelle parole –
quando il loro significato non mi era ancora chiaro – sembravano quasi uno
scioglilingua o, anche, una breve composizione poetica in rima baciata.
“Impara l’arte e mettila da parte!”
Quante volte ho ascoltato quella frase!
E sempre dalla bocca del nonno, la cui espressione,
nel proferirla, era di grande serietà, e solenne il tono della voce. Allora
intuivo che stesse dicendo qualcosa di importante.
Spesso, dopo aver sillabato quelle parole, egli
scuoteva un istante la testa, come per annuire, sicuramente, a qualcuno di cui,
all’improvviso, l’immagine fosse affiorata alla sua mente.
Certe volte, invece, lo sentivo borbottare:
“Tempi duri! Tempi difficili!”
E subito dopo, come al solito:
“Impara l’arte e mettila da parte!”
Chissà perché, in quel momento, ripensavo alla vita
lavorativa di mio nonno: garzone di cordaio ad Atina, suo paese natale, negli
anni della giovinezza; operaio in una fabbrica di stoffe a Utica, nello Stato
di New York; attore di teatro, per un breve periodo di tempo, su palcoscenici
di piccoli paesi.
Ripensavo, anche, alla sua drammatica esperienza di
combattente nel primo conflitto mondiale: fante sul fronte francese; alla sua
successiva attività di pittore di paesaggi, figure umane e animali, grazie alla
quale, affrescando pareti di locali pubblici e case private, o semplicemente
dipingendo piccole tele o tavole di compensato riusciva a guadagnare il
bastante per vivere dignitosamente.
“Impara l’arte e mettila da parte!”
Un giorno, d’un tratto – ero ancora un ragazzo –, il
senso di quelle parole, tante volte ascoltate, mi fu chiaro, perfettamente
intelligibile.
«Già!» mi dissi. «Impara l’arte e mettila da parte,
per poterla esercitare quand’è necessario e, soprattutto, per dar senso e
decoro alla propria vita.»
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