–
Jane, ti prego, vuoi startene ferma per un po’? Se ti muovi continuamente non
riesco a ritrarti. Che cosa ti prende quest’oggi?
La modella si volse a guardare
Toulouse-Lautrec il quale, pennello tra le dita, era in piedi davanti a una
tela su cavalletto.
La vivida luce del giorno entrava
nell’atelier da una grande finestra spalancata.
– Ma io non mi muovo, Henri – protestò la
ragazza. – Sei tu che sei pieno d’assenzio e vacilli sulle gambe. Ti tremano
anche le mani. – Tacque un istante; aggiunse: – Non dovresti abusare dell’alcol
quando dipingi.
– Che dici, piccola sgualdrina?!... Le mie
gambe vacillano? Le mie mani tremano? – Distese le braccia davanti a sé e
rimase a guardarle. – È vero! – disse alla fine. Sbuffò con veemenza, poi
esclamò: – Merde! Che posso farci se
tremano le mani?
La modella si alzò dalla sedia e coprì, con
una vestaglia, la propria nudità. Si avvicinò al pittore.
– Non dovresti bere, Henri, te l’ho detto…
soprattutto mentre lavori.
– E credi che ciò sia possibile?
– Dipende da te.
– Oh, se è per questo…!
Afferrò da un tavolo una bottiglia dal collo
lungo e versò dell’assenzio in un bicchiere. Lo ingollò d’un fiato.
Dopo aver tossito leggermente – come sempre
gli succedeva, sebbene fosse un bevitore incallito – restò a osservare il
bicchiere. Se lo rigirò nella mano poi, inaspettatamente, lo scagliò con rabbia
contro una parete dell’atelier. I frammenti di vetro, tintinnando, si sparsero
ovunque sul pavimento.
Il pittore nascose il viso tra le mani e
pianse convulsamente.
– Ehi, Henri, che ti piglia, adesso? –
chiese Jane.
Toulouse-Lautrec non rispose; continuò a
gemere.
– Smettila, ti prego! – aggiunse la ragazza.
– Mi dispiace vederti così. Finirò col piangere anch’io.
– Guardami! – lui rispose d’un tratto,
abbassando le braccia. – Non sono che un nano… un orribile nano. La mia essenza
è racchiusa in un corpo grottesco, striminzito; in un corpo che suscita solo
ribrezzo e derisione in quanti lo vedono.
D’istinto Jane gli cinse le spalle con le
braccia e lo strinse con dolcezza.
– Non dire così, Henri. Nel tuo piccolo corpo
c’è tanta passione e creatività. Sei un uomo stupendo e un artista
straordinario.
Lo baciò sulla fronte.
Dopo alcuni secondi, il pittore emise un
sospiro profondo; si asciugò le lacrime.
– Lo pensi… davvero? – balbettò alla fine. –
Pensi davvero che sia un uomo stupendo e un artista straordinario?
– Sicuro, mon amour! – lei rispose senza esitare. – Sai bene che sono
incapace di mentire. Sei un grande pittore, Henri. Lo dicono tutti, del resto.
Lo baciò di nuovo: questa volta sulle
labbra.
Toulouse-Lautrec rimase in silenzio. Chiuse
gli occhi e appoggiò il capo sul piccolo seno della ragazza, come un bambino
desideroso di affetto. Lei gli passò leggermente una mano sui capelli.
In quel momento Jane era per lui una madre
amorevole, premurosa, non più la modella, tanto meno l’amante.
– Oh! Che cosa farei se tu non ci fossi?! –
disse il pittore in un sussurro.
Bel racconto, scritto con sentimento. Il coinvolgimento del lettore arriva puntuale.
RispondiEliminaGiuseppe Novellino