mercoledì 10 febbraio 2016

L'ESSENZA DI HENRI di Paolo Secondini

– Jane, ti prego, vuoi startene ferma per un po’? Se ti muovi continuamente non riesco a ritrarti. Che cosa ti prende quest’oggi?
La modella si volse a guardare Toulouse-Lautrec il quale, pennello tra le dita, era in piedi davanti a una tela su cavalletto.
La vivida luce del giorno entrava nell’atelier da una grande finestra spalancata.
– Ma io non mi muovo, Henri – protestò la ragazza. – Sei tu che sei pieno d’assenzio e vacilli sulle gambe. Ti tremano anche le mani. – Tacque un istante; aggiunse: – Non dovresti abusare dell’alcol quando dipingi.
– Che dici, piccola sgualdrina?!... Le mie gambe vacillano? Le mie mani tremano? – Distese le braccia davanti a sé e rimase a guardarle. – È vero! – disse alla fine. Sbuffò con veemenza, poi esclamò: – Merde! Che posso farci se tremano le mani?
La modella si alzò dalla sedia e coprì, con una vestaglia, la propria nudità. Si avvicinò al pittore.
– Non dovresti bere, Henri, te l’ho detto… soprattutto mentre lavori.
– E credi che ciò sia possibile?
– Dipende da te.
– Oh, se è per questo…!
Afferrò da un tavolo una bottiglia dal collo lungo e versò dell’assenzio in un bicchiere. Lo ingollò d’un fiato.
Dopo aver tossito leggermente – come sempre gli succedeva, sebbene fosse un bevitore incallito – restò a osservare il bicchiere. Se lo rigirò nella mano poi, inaspettatamente, lo scagliò con rabbia contro una parete dell’atelier. I frammenti di vetro, tintinnando, si sparsero ovunque sul pavimento.
Il pittore nascose il viso tra le mani e pianse convulsamente.
– Ehi, Henri, che ti piglia, adesso? – chiese Jane.
Toulouse-Lautrec non rispose; continuò a gemere.
– Smettila, ti prego! – aggiunse la ragazza. – Mi dispiace vederti così. Finirò col piangere anch’io.
– Guardami! – lui rispose d’un tratto, abbassando le braccia. – Non sono che un nano… un orribile nano. La mia essenza è racchiusa in un corpo grottesco, striminzito; in un corpo che suscita solo ribrezzo e derisione in quanti lo vedono.
D’istinto Jane gli cinse le spalle con le braccia e lo strinse con dolcezza.
– Non dire così, Henri. Nel tuo piccolo corpo c’è tanta passione e creatività. Sei un uomo stupendo e un artista straordinario.
Lo baciò sulla fronte.
Dopo alcuni secondi, il pittore emise un sospiro profondo; si asciugò le lacrime.
– Lo pensi… davvero? – balbettò alla fine. – Pensi davvero che sia un uomo stupendo e un artista straordinario?
– Sicuro, mon amour! – lei rispose senza esitare. – Sai bene che sono incapace di mentire. Sei un grande pittore, Henri. Lo dicono tutti, del resto.
Lo baciò di nuovo: questa volta sulle labbra.
Toulouse-Lautrec rimase in silenzio. Chiuse gli occhi e appoggiò il capo sul piccolo seno della ragazza, come un bambino desideroso di affetto. Lei gli passò leggermente una mano sui capelli.
In quel momento Jane era per lui una madre amorevole, premurosa, non più la modella, tanto meno l’amante.
– Oh! Che cosa farei se tu non ci fossi?! – disse il pittore in un sussurro.

1 commento:

  1. Bel racconto, scritto con sentimento. Il coinvolgimento del lettore arriva puntuale.

    Giuseppe Novellino

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