giovedì 18 febbraio 2016

LA TELEVISIONE di Giuseppe Novellino

Questa sera guarderò qualcosa alla televisione.
Mi è venuta la voglia di spararmi un talk-show, un dibattito politico o un bel documentario sugli animali.
Accendo. Sullo schermo compare la seguente scritta:
È stato trovato un nuovo canale DVB.
Con OK aggiungi un nuovo canale.
Con Exit esci da questa funzione
Naturalmente esco. Sono stufo di aggiungere canali, quando si vedono a stento quelli che ci sono già. Ho da poco comprato un moderno televisore con decoder incorporato, ma comincio ad avere il sospetto che sia già obsoleto. Insomma, ho speso dei quattrini per vedere male ciò che prima vedevo bene gratis.
Funzionano correttamente solo i canali di Mediaset e quelli specializzati in televendite. Gli altri non sono accessibili, o risultano disturbati. Dicono, infatti, che i lavori del digitale terrestre sono in corso e i segnali vengono emessi con intensità variabile e incostante. Sarà!
Questa sera potrei solo scegliere tra intrattenimenti demenziali, vendite di materassi, reality, dibattiti sportivi o telefilm per teenagers. 
Rinuncio. Spengo l’apparecchio e rimango così, davanti allo schermo buio.
- Ma che ce ne facciamo di un televisore?
- Oh bella, per guardare i programmi.
- Ma dicono che non si vede ancora niente.
- Devi avere pazienza, Wanda.
- E poi, nessuno ce l’ha, un televisore, in tutto il quartiere.
- Il negoziante mi ha detto che siamo in dieci, in tutta la città, a possedere un apparecchio tv.
- A volte non ti capisco, Antonio!
- Mi sa che sei tu a non capire il progresso, Wanda.
Il dialogo avveniva una sera del maggio 1954. Papà aveva comprato un televisore da diciassette pollici e aveva dato l’annuncio alla mamma. Quella sera però lei era andata a letto contrariata, con un po’ di ansia al pensiero delle rate che avrebbero dovuto pagare.
Ma quando l’apparecchio fu consegnato, il pomeriggio del giorno successivo, cominciò a ricredersi. Come era capitato a me, anche la mamma doveva essere stata colpita da quella scatola di lucido compensato con schermo bombato e manopole: un aggeggio veramente avveniristico, che prometteva sorprese.
Non si vedeva niente, ma era tanto bello accenderlo e spegnerlo, ammirare la neve luminosa che si accompagnava a quel fruscio misterioso. Il segnale, a Sondrio, non era ancora arrivato, ma si aspettava per la fine dell’anno.
Così, la mamma trasformò provvisoriamente l’apparecchio tv in una specie di mobile: mise sopra un centrino ricamato che faceva da base per un vistoso vaso di fiori. Ci stava bene, nell’angolo del modesto salottino.
Finalmente il giorno tanto atteso: il segnale, con quasi un anno di ritardo, era arrivato nella nostra provincia.
Quella sera mio padre, elettrizzato, disse che l’appuntamento era per le nove e che si sarebbe visto finalmente qualcosa.
- Ma che cosa? – chiesi io.
- È una sorpresa, Giusè.
Papà non stava più nella pelle e suggerì a mia madre di invitare qualcun altro del condominio. Lei acconsentì e fece venire le famiglie Bordoni e Rossi: sette persone in tutto, ciascuna con la propria sedia.
Così guardammo il monoscopio. Prima, accompagnato da un monotono e un po’ sinistro ronzio, poi da un movimentato pezzo sinfonico.
Passata la sorpresa iniziale, la visione si rivelò piuttosto noiosa. I primi a stancarsi furono i miei fratellini. Mia madre si esibiva in esclamazioni di stupore, accompagnate da quelle della signora Mina, mentre il signor Bordoni ben presto cominciò a sbadigliare in modo incontrollato. L’ultimo a tediarsi fu mio padre. Stava seduto rigidamente sull’orlo di una sedia, ogni tanto si alzava e andava a regolare le manopole dell’audio e del contrasto. 
Da quella sera, il televisore cessò di essere un semplice pezzo d’arredamento e divenne, anche per la nostra famiglia, quello strumento che diverte, intrattiene, informa, addormenta, fa incazzare, stordisce ed emoziona.
La prima trasmissione che la famiglia cominciò a guardare con regolarità fu “Lascia o raddoppia”. Ogni giovedì sera, arrivavano in casa nostra le famiglie Bordoni e Rossi, sempre con tanto di sedie, stipavano il nostro salottino e seguivano con noi le imprese dei concorrenti, i gesti e le parole di Mike Buongiorno.
Poi c’era la “TV dei ragazzi”. Ogni pomeriggio, tornato da scuola, facevo merenda con pane e marmellata, mi mettevo davanti allo schermo per godermi il Mago Zurlì e i suoi fantastici mimi.
Mio padre guardava il telegiornale, e in quei momenti non voleva essere disturbato.
Ricordo che nell’ottobre del ’62, durante la crisi di Cuba, ascoltava le notizie e si aspettava la fine del mondo. Ma l’apparecchio, una di quelle sere, era disturbato e lui non riusciva a regolarlo. Si aspettava la notizia di come avrebbe reagito Kennedy al puntiglio sovietico. Allora diede due poderose pacche sulla cassa. E quello si mise effettivamente a posto, come se fosse stato impressionato dal nervosismo del suo proprietario.
Mia madre andava pazza per la serata di prosa, il venerdì, e per il romanzo sceneggiato, la domenica. Puntualmente si metteva davanti ai programmi di varietà del sabato sera: “Il musichiere”, “Un due tre” , “L’amico del giaguaro”, “Studio uno”, “Biblioteca di studio uno”, “Canzonissima”. E poi, naturalmente, c’era il Festival di San Remo.
Insomma la televisione era per noi un’amica un po’ invadente che distraeva,  divertiva, istruiva. Funzionava sempre. Gli eventuali inconvenienti di ricezione erano come il mal di pancia dei bambini. Andavano e venivano con facilità, al punto che nessuno ci faceva caso. Se poi i programmi venivano interrotti, usciva una scritta in stampatello che diceva: “Le trasmissioni saranno riprese il più presto possibile. Ci scusiamo per il disturbo”.
Tra una rappresentazione e l’altra potevano esserci dei ritardi. Allora apparivano sullo schermo paesaggi d’Italia, o monumenti famosi, accompagnati dalla parola “Intervallo” e da una musica di arpa.
Il mondo della televisione era un mondo sicuro, codificato, e procedeva parallelo a quello reale fatto di fatiche e problematiche quotidiane.
Esco dai miei pensieri e guardo lo schermo panoramico, al plasma, che mi sta di fronte. Afferro il telecomando e riaccendo.
È stato trovato un nuovo canale DVB.
Con OK aggiungi un nuovo canale.
Con exit esci da questa funzione”.
Poi azzardo un po’ di zapping.
Niente, la maggior parte dei canali risulta disturbata o non disponibile.
Quello che posso vedere non mi interessa.
Spengo l’apparecchio.
Questa sera del maggio 2013, la televisione serve a nulla.
    

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