domenica 3 luglio 2016

AVVENTURA AUTOMOBILISTICA DI UN PRECARIO DELLA SCUOLA di Tommaso Di Brango

«Tra-duecento-metri-svoltare-a destra». E così, nel rispetto di quel curioso patto che si stabilisce tra automobilista e navigatore satellitare, dopo duecento metri svoltai a destra.
Credo sia utile specificare la motivazione di questa mia scelta perché, in effetti, seguire le indicazioni fornitemi dal Tom Tom in quel momento era più un tertullianeo atto di fede – un «credo quia absurdum», insomma – che una decisione ponderata. La strada in cui svoltai, infatti, era di circa dieci centimetri più larga della Ford su cui viaggiavo, aveva una colata di cemento per asfalto ed era ripidamente in salita. Pensare che grazie ad essa sarei arrivato per tempo alla scuola media di Anagni, dove ero stato convocato per una supplenza, richiedeva un coraggio che forse altri non avrebbero avuto.
Ma comunque imboccai quella strada, e mentre contavo i litri di carburante che l’alternanza prima-seconda stava facendo volare via mi trovai di fronte, alto e solenne, un cancello in acciaio. Guardai l’orologio: avevo altri tre quarti d’ora per raggiungere la scuola. Poi, con gli stessi occhi che doveva avere Giobbe infuriato con Dio per le mille disgrazie piovutegli addosso malgrado la sua buona condotta, guardai al Tom Tom, il quale però rimase imperturbabile.
«Proseguire-peraltri-trecento-metri-e-poi-svoltare-adestra» fu tutto quello che mi seppe dire. Al che pensai di affidarmi alla Ford e sfruttare i dieci centimetri di spazio che la strada metteva a mia disposizione per fare manovra e tornare indietro: ma non avevo cambiato le gomme, e quelle che c’erano slittavano. Non era colpa loro: se non cambi pneumatici quelli che hai si fanno lisci.
Allora, come tutti coloro che si sentono vaganti per mare senza punto di riferimento alcuno, pensai di scendere dalla macchina, suonare al campanello di qualche casa nelle vicinanze e chiedere aiuto (inutile cercare di capire in cosa dovesse consistere quest’aiuto: in quel momento non c’era da badare ai dettagli). Ma, mentre con la mano sinistra avevo acchiappato la maniglia della portiera, mi accadde di individuare, nello specchietto retrovisore, una sagoma che, sì, le proporzioni di un essere umano adulto le aveva, ma in aggiunta si ritrovava con la coda, una folta peluria e le orecchie. Insomma: era un cane che guardava fisso, con l’aria di chi ti ha sistemato in un bel cul-de-sac, la mia automobile. Pensai a Dante, alla selva oscura e alla lupa: ma le ruote continuavano a slittare.
Senonché d’un tratto, come mosse a compassione per il sottoscritto, le ruote cominciarono a far presa e la Ford iniziò a muoversi. Non era la soluzione, certo: ma era un problema in meno. Passai i successivi dieci minuti ad inveire con insolenza contro i produttori di Tom Tom, a giurare a me stesso che mai più avrei adoperato quegli arnesi ed a sfruttare i dieci centimetri di spazio che quella strada metteva a disposizione alla Ford per le manovre.
Persi tre chili, ma riuscii a raggiungere Anagni in tempo. Dopo aver appurato che chi mi precedeva in graduatoria aveva intenzione di accettare l’incarico tornai alla macchina, e mi sentii dire: «Dopo-duecento-metri-svoltare-adestra».
 

2 commenti:

  1. Il navigatore satellitare fa i suoi scherzi... e a volte ti dice di infilarti in stradine che nessuno, dotato di un minimo di buon senso, sceglierebbe per il suo percorso.
    Raccontino ben scritto, coinvolgente, pieno di sottile umorismo un po' acido. Mi è piaciuto.

    Giuseppe Novellino

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    1. Grazie mille per l'apprezzamento. E' un umorismo che nasce da una storia vera - incappai in questa piccola disavventura nello scorso mese di settembre -, ed è gratificante sapere che da una situazione "imbarazzante" sono riuscito a trarre una storiella divertente.

      Tommaso Di Brango

      P.s. mi scuso per il ritardo nella risposta, ma dovevo capire come si commenta...:-)

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