lunedì 9 maggio 2016

SU E GIÙ PER LE SCALE di Francesco Bisesti

Te voglio bene assaie… mi ero svegliato con questo motivo nella testa e con la voce di Lucio Dalla in sottofondo, che delizia! E ti seguii, in quella tiepida mattinata di primavera, per le strade di Napoli: piazza Dante e poi lungo Via Roma fino ed oltre piazza Carità, tra i mille profumi delle pizzerie, del cioccolato di Gay Odin, delle pasticcerie e delle sfogliate calde che si mescolavano agli infami umori del traffico.
Era la prima volta che marinavo la scuola, ma l’aria, il primo sole e la città quasi me lo avevano imposto. Il senso di libertà che provavo mi trasmetteva un'energia sconosciuta fino a quel momento. Era persino la prima volta che mi improvvisavo "pappagallo" ed ero quindi ansioso di scoprire come sarebbe finito quel mio tentativo di seduzione. 
 All’incrocio con Via Diaz varcasti l’ingresso della Rinascente e mentre dietro di te mi accingevo, sempre per la prima volta, a metter piede in quel grande magazzino la porta di accesso al negozio, nel chiudersi, mi spruzzò sotto il naso un alito del tuo profumo o, forse, più semplicemente del tuo sapone. Giravi distratta tra i banchi, poi su per le scale mobili e ancora giù per lo stesso percorso. E, dopo circa un'ora, ci ritrovammo finalmente fuori! Continuavo a seguirti come rapito.
E prendesti per i vicoli dei Quartieri in direzione, immaginai, della scala che, immobile questa volta, conduce a San Martino se i piedi e le gambe ti assistono. E infatti, su per la Speranzella, Vico Noce e poi Via Francesco Girardi: eccola lì, dinanzi a noi, una sfilata immensa di gradini sconnessi che, in discesa, avrebbero spaventato perfino Wanda Osiris. 
Salivi impassibile e tranquilla lungo la Pedamentina dei miei sogni e dei miei ricordi. Salivi mentre io sudavo finché, stremato, tra la disperazione e la stanchezza, spinsi sotto i miei piedi l'ultimo sprazzo di energia riuscendo persino a superarti, ma per gettarmi esausto ai tuoi piedi: basta, ti prego. E' da questa mattina che ti seguo e finché erano scale mobili andava pure bene, ma adesso! Fermati un solo attimo! E scoppiammo in una lunga risata riprendendo, questa volta insieme, la “scalata” fino al Largo di San Martino.
Mai mi era capitato di salir quelle scale con tanta gioia, con tanto piacere e con tanta leggerezza. Forse non lo avevo nemmeno mai fatto prima ed era anche questa, per me, la prima volta. Era la mia prima esperienza di ascesa, dai bassifondi di Napoli, alla collina del Vomero.
Il Museo di San Martino ci comparve di fronte non appena sbucati dal budello delle scale: quanta storia, quanta austerità, quanta bellezza mai apprezzata prima di allora!
Travestito da cicerone ti raccontai chissà quali fandonie su quel luogo, su quella residenza regale, finché ci ritrovammo affacciati sulla città! E mentre mi immergevo nei tuoi occhi verdi, dal belvedere mi si parò davanti un panorama mozzafiato che oscurava perfino la tua bellezza e, tra i riccioli dei tuoi capelli biondi, mi distrassi a guardare il mare e, sullo sfondo, il Vesuvio.
Un palloncino, comprato da un ambulante per farti sorridere, ci tenne compagnia mentre seduti, in silenzio, ci nutrivamo di quell’immagine stupenda.
Nel blu di un cielo terso che si tuffava fino a confondersi nel mare, partisti in quel pomeriggio dal molo Beverello lasciandomi il solo ricordo dei tuoi occhi e dei tuoi capelli, del tuo profumo al sapone, del Vesuvio e di un palloncino lasciato volar via nel segno di una vana speranza di rivederci.
E mentre la brezza portava alle mie labbra il sale del mio mare, mai assaporato prima, riconobbi poi quello di una lacrima che mi solcava il viso.

1 commento:

  1. Simpatico questo breve racconto, leggendo il quale ci sembra davvero di avventurarci per alcune strade caratteristiche della bella città di Napoli.

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