Era felice di essersi
svegliato… allungò la mano e sentì la sua. Si voltò sul fianco, il bagliore
morbido della luna disegnava nel buio le curve del suo corpo nudo. Lei dormiva,
col lenzuolo appena impigliato sulle caviglie, a pancia in giù, una gamba
leggermente piegata; guardò il suo viso disteso.
Avrebbe voluto carezzarla,
appoggiarsi di nuovo al calore di quel corpo, ma temette di svegliarla…restò in
silenzio ad osservare i giochi del chiarore e del respiro. Sentiva dentro una
gioia indescrivibile, si sarebbe messo ad urlare per la felicità: erano
insieme… insieme…!
Per quanto tempo aveva
sognato e desiderato quel momento, quanto ne aveva patito l’assenza ! mio dio,
com’è bella… fu la sola cosa che riuscì a pensare la prima volta che la vide. E
tornò a pensarla ogni giorno, a coccolare progetti, a desiderare…non gli
importava la distanza degli anni, non gli pesava la sua vecchiaia. Sognava di
parlare con lei, di sfiorarle le mani, di abbracciarla…sognava di raccontarle
le sue paure e i suoi sogni, sognava di farsi carezzare. E tornava stranamente
un vecchio fuoco, una passione incontrollabile che per la prima volta non gli
appariva oscena… forse così è l’amore, forse questo miracolo ridisegna i
margini della vita: non era vecchio, non gli pesava.
E aveva custodito dentro di
sé questo sogno, se l’era coccolato, talvolta aveva anche cercato di dirsi che
era impossibile, ma lo proteggeva come proteggeva la vita di lei, facendo anche
il clown ogni volta che la vedeva triste: forse era il suo sorriso di gioventù
che lo incantava, forse il suo sguardo al cui fondo intravvedeva la sua stessa
malinconia.
Ed ora, per un miracolo
inatteso e sconosciuto erano lì, insieme, nello stesso letto, dentro la stessa
notte… non riusciva a credere che fosse vero, ma il suo corpo nudo gli
testimoniava la verità.
Non gli interessava neppure
di saperlo, chiuse gli occhi più forte, come a non volersi risvegliare, se era
un sogno.
Era così pieno di gioia che
non riuscì a frenare la sua carezza… allungò la mano per sfiorare i suoi
fianchi, benedisse il buio e il chiarore della luna, benedisse il suo sonno.
Pregustandone
il calore, poggiò la mano dove i fianchi si incurvavano lievemente.
Fu
allora che si risvegliò.
Non si vergognò dell’amore che aveva
generato il sogno, ma, come un secondo Icaro, si sentì sconfitto, e perso, e ridicolo,
come un vecchio che si innamora…. ridicolo fino a piangerne…
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