Tribunale
di Dedham – Massachussetts. Ufficio del giudice Webster Thayer. 1921.
«Vostro Onore, non c’è stata una sola prova
che abbia dimostrato la colpevolezza del mio assistito Bartolomeo Vanzetti,»
disse l’avvocato Jeremiah McAnarney, sporgendosi alquanto sulla poltrona.
«Affermo lo stesso per
Nicola Sacco, che ho difeso in sostituzione di Freddie Moore,» gli fece eco
William Thompson, con un sigaro avana tra le labbra.
«La polizia,» aggiunse
McAnarney, «ha trovato nelle tasche di Sacco e Vanzetti, al momento del loro
arresto, due pistole che non hanno sparato neppure un colpo, e alcuni volantini
denuncianti la miseria degli operai nelle grandi periferie di Boston e di New
York. Non mi sembrano prove schiaccianti, queste, come invece i giurati hanno
ritenuto, da giustificare una condanna a morte. Non solo, ma alcuni testimoni
hanno decisamente scagionato i due imputati. Mi domando perché sono stati
considerati inattendibili.»
Il pubblico ministero
Frederick Katzmann, che pure fumava un sigaro cubano, fece sentire la sua voce
roca.
«E in base a quali
elementi la giuria popolare avrebbe pronunciato, secondo voi, il verdetto di
colpevolezza? Pregiudizio politico, forse?»
Thompson si voltò a
guardarlo, sbuffando una nube di fumo del suo partagàs.
«È evidente,» rispose,
«che Sacco e Vanzetti sono due capri espiatori, signor Katzmann.»
«Ne siete convinto?»
«Io sono convinto,
invece,» si intromise il giudice Thayer, inarcando un sopracciglio, «che la
loro condanna ha fatto giustizia due volte. Infatti, oltreché per il crimine
commesso, sono stati puniti, sebbene in maniera del tutto casuale, per lo
spirito anarchico e rivoluzionario.»
Sedeva dietro la sua
scrivania, le mani intrecciate sull’addome, spostando lo sguardo dall’uno
all’altro dei due avvocati della difesa.
«Vostro Onore,» replicò
Jeremiah McAnarney, «Bartolomeo Vanzetti ha capeggiato scioperi di operai
miranti a ottenere salari più decenti e migliori condizioni di lavoro. Ma non è
un sovversivo, perché mai, in nessuna circostanza, ha attentato alle leggi o
istituzioni del nostro Paese.»
«Né lo ha fatto il mio
assistito Nicola Sacco,» disse per conto suo William Thompson.
«Signori, signori!»
esclamò Frederick Katzmann, alzando il tono della voce. «Dimenticate che il 15
aprile 1920, nella cittadina di South Braintree, Stato del Massachusetts, è
stato commesso un duplice omicido…»
«Vittime Frederick
Parmenter e Alessandro Berardelli,» si intromise il giudice Thayer,
«rispettivamente cassiere e guarda giurata del Calzaturificio Slaster and
Morrill, presso cui Nicola Sacco aveva lavorato come operaio per lungo tempo.»
McAnarney si alzò di
scatto dalla poltrona e, rosso in viso, si avvicinò alla scrivania del giudice
Thayer.
«Vostro Onore,» disse
con voce vibrante, «vi ripeto che mancano prove a carico di Bartolomeo
Vanzetti.»
«E anche di Nicola
Sacco,» fece William Thompson.
Frederick Katzmann
scrollò la testa. Aveva sulle labbra un sorrisetto ironico.
«Sono stati ritenuti
responsabili e condannati alla sedia elettrica,» disse. «È del tutto inutile,
signori, continuare a discutere su questo caso. Ammiro il vostro temperamento,
ma non mi pare ci sia altro da aggiungere.»
«Tranne che il
processo,» osservò McAnarney, tornando a sedersi in poltrona, «è stato
chiaramente condizionato dalla politica del terrore di Mitchell Palmer, procuratore generale degli Stati Uniti
d’America.»
Il giudice Thayer, con
una espressione severa nello sguardo, batté un pugno sul piano della scrivania.
«Signor McAnarney,»
disse subito dopo, rosso in viso dalla collera, «non accetto da voi
insinuazioni su quanti hanno fatto il loro dovere, vale a dire poliziotti, testimoni,
giurati, pubblico ministero e il sottoscritto. Non ha il diritto di dubitare
dell’assoluta correttezza e obiettività del processo appena concluso.»
«Vostro Onore, non era
mia intenzione mancare di rispetto né a voi né ad altri,» ribatté Jeremiah
McAnarney. «Tuttavia non vi nascondo la mia amarezza per come le cose sono
andate. Ho l’impressione che Sacco e Vanzetti, come poc’anzi affermava il
collega della difesa, siano stati due agnelli sacrificali, la cui condanna
persegue…»
«Un chiaro intento repressivo
contro i nemici, o presunti tali, degli Stati Uniti d’America,» si intromise
Thompson. «Dichiarare colpevoli Sacco e Vanzetti si è reso necessario per
scongiurare…»
«Che cosa, signor
Thompson?» chiese il giudice Thayer, sporgendosi avanti sulla scrivania e
tremando visibilmente nella persona. «Scongiurare il propagarsi del comunismo
nel nostro Paese? La cosiddetta “paura rossa”? È questo che intendete? Se anche
fosse, io penso che sia prioritario e fondamentale il bene assoluto della
nostra Nazione. Credo che la condanna di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti sia
stata espressione di coraggio, di lealtà e spirito di patriottismo dei dodici
membri della giuria popolare.» Sbuffò leggermente, poi: «Signor McAnarney,
avete altro da aggiungere?»
«Vostro Onore, a questo
punto vorrei che quanti hanno giudicato colpevoli i nostri assistiti
ricordassero per sempre le parole di Bartolomeo Vanzetti. Leggo testualmente: Io non auguro a un cane, né a un serpente,
né alla creatura più vile della Terra, ciò che ho sofferto per cose di cui non
sono colpevole. Ma la mia convinzione è che sono perseguitato, e quindi soffro,
per quello di cui sono fiero di essere: un radicale e un italiano.»